"Settanta volte sette "

Era una domenica di fine settembre, Renato quel giorno non avrebbe dovuto lavorare ma dall'hotel gli avevano chiamato dicendogli che essendoci molti banchetti quel giorno, serviva il suo supporto.
Renato, non appena messa giù la cornetta del telefono andò in camera da letto per prendere una camicia pulita che gli sarebbe servita per andare al lavoro ma con grande sorpresa si accorse che nessuna delle su camicie da lavoro era stata stirata.
Furioso si recò in camera da pranzo dove Anna stava tranquillamente chattando su un forum di spanking che abitualmente frequentava e visibilmente alterato si rivolse alla moglie :<anna che c...o stai facendo? Devo andare a lavorare e non ho neanche una camicia stirata, e intanto tu giochi in quel f.....o forum?>
La donna, completamente presa da quello che stava facendo al pc trasalì e giratasi verso di lui, sentì gelarsi il sangue nel vedere l'espressione del viso del marito.
L’uomo continuò:< Spegni immediatamente quel c...o di pc e vai in camera a prendere dal cassetto del tuo comodino tutti i tuoi giocattoli , come li chiami tu, e non dimenticarti il battipanni e la canna che tieni nella cassapanca! SBRIGATI!>
Il suo tono che non ammetteva repliche, Anna ubbidì in silenzio, spense il pc e fece quello che il marito le aveva ordinato, andò in camera da letto e prese dal secondo cassetto del suo comodino tutti i suoi giocattoli, e dalla cassapanca il battipanni e la canna e li portò in camera da pranzo posandoli sul tavolo.
Renato osservò attentamente gli oggetti in questione meditando su quali avrebbe potuto usare per punire la moglie per la sua pigrizia, e dopo aver pensato che già la mano di per se sarebbe stato uno strumento, fece la sua scelta.
Mise da una parte la spazzola Co Import, la tavoletta della nonna, uno dei cucchiaioni di legno, la cinta, la canna e infine il battipanni.
Quindi prese gli strumenti che gli sarebbero serviti per la punizione, ad eccezione della cinta, della canna e del battipanni e senza indugio afferrò la moglie per un braccio e dopo essersi seduto sul divano con un solo gesto afferrò contemporaneamente elastico dei pantaloni della tuta e delle culotte tirandoglieli giù fino a metà coscia, e se la tirò sulle ginocchia.
Doveva ancora cominciare la più che meritata punizione che già Anna sentì le lacrime salirle agli occhi, immaginando già che tutti quei giocattoli, come li chiamava lei, le avrebbero dato un bruciore inimmaginabile.
Mentre si trovava già distesa a pancia sotto, Renato emise la sua sentenza:<bene, visto che sono sette le camicie che avresti dovuto stirarmi invece di giocare al pc, riceverai settanta colpi di ogni strumento, stavolta pagherai cara la tua pigrizia e ti assicuro che difficilmente potrai sederti dopo che avrò finito di arroventare queste tue belle chiappe, pigrona che non sei altro!>
Anna in silenzio, coricata sulle ginocchia del consorte attendeva il giusto castigo, mentre calde lacrime cominciavano a scenderle lungo le gote.
Solo a qual punto Lui alzò il braccio e diede inizio a quella che alla donna doveva sembrare la più implacabile, severa e cocente delle sculacciate.
L'uomo cominciò a colpire sistematicamente entrambi i globi con severità, ad ogni sculacciata che riceveva in Anna, con il crescere del bruciore che sentiva, aumentava anche il dispiacere di aver mancato ai suoi doveri di moglie.
Dopo aver somministrato alla donna i 70 severi sculaccioni, sulle natiche già divenute rosse, Renato cominciò ad usare gli strumenti, e per le povere natiche di Anna fu un vero inferno.
I settanta colpi di spazzola, di tavoletta e cucchiaione di legno somministrati anche se con molta forza da Renato produssero sulle natiche della donna un rossore e un bruciore indicibili, l'uomo però non voleva infierire più di tanto sui già martoriati globi visto che dopo ci sarebbero stati gli strumenti forti, quelli con i quali avrebbe castigato veramente la donna.
Non appena ebbe somministrato l'ultimo colpo di cucchiaione sulle povere e roventi natiche di Anna il marito la fece alzare, mentre lei piangeva sommessamente sia per il bruciore che per aver mancato ai suoi doveri di moglie, si alzò anche lui dopodiché la condusse accanto al tavolo dicendo:< Chinati con le braccia sul tavolo>, ancora non aveva smaltito la collera e la donna obbedì, si piegò a 90 gradi sul tavolo e vi poggiò le mani, rimando in attesa, attesa che ad Anna pareva un eternità.
Renato faceva tutto lentamente, facendola attendere, affinché prendesse piena coscienza della sua negligenza, quindi prese la cinghia, la arrotolò un poco sulla mano e procedette a somministrare le settanta cinghiate previste.
Quando ebbe finito con la cinghia passò alla canna e quindi al battipanni, in questa seconda parte della punizione cerco di avere la mano leggera sapendo che in caso contrario avrebbe lasciato sulla moglie segni troppo vistosi e duraturi.
Dopotutto era una punizione, non una tortura.
Ma pur usando una certa delicatezza nel colpirla con la cinghia, canna e battipanni, le natiche della povera Anna, sempre in singhiozzi, alla fine della punizione erano ancora più purpuree, roventi e solcate da molti segni più scuri.
Non appena ebbe somministrato alla moglie l'ultima battipannata Renato la aiutò ad alzarsi intimandole: <niente corner time e niente coccole! Adesso così come sei stirami subito una camicia che devo andare altrimenti faccio tardi al lavoro, sbrigati! E quando torno voglio trovare anche le altre sei camicie stirate o giuro che avrò finito non potrai sederti per un mese, sono stato chiaro?>
Anna pentita e ancora scossa dai singhiozzi mormorò un si, poi, mentre Renato si preparava un caffè, prese la tavola ed il ferro da stiro e così com'era, con i pantaloni e le culotte abbassate e il sedere purpureo e rovente in bella mostra procedette a stirare le camicie di Renato.
Quando ebbe stirato la prima la piegò, la mise in una busta e la porse al marito, il quale la abbracciò con tenerezza, oramai più calmo le parlò piano:<peccato, non ho tempo per metterti la cremina, vorrà dire che le tue belle chiappe dovranno aspettare il mio ritorno>.
Detto ciò baciò la moglie e andò a lavorare, già pregustando le amorevoli cure che avrebbe elargito ai globi ardenti della moglie e alle coccole che ne sarebbero seguite